Il problema è che, in fatto di comunicazione, Gemma e il suo lui fanno poca pratica. Lei teme quei confronti perché sono un territorio minato di fraintendimenti e incomprensioni. Non riescono a capirsi e la mia amica ne esce più frustrata di prima. Ad un certo punto mi è sorto un dubbio: «Ma tu glielo dici quando non lo capisci?». Risposta: «Non servirebbe». «E quando in quei momenti dice qualcosa che ti dà fastidio, glielo fai notare?» «Dovrebbe capirlo». Il mito della sfera di cristallo. Prima o poi ci caschiamo tutte: ci sono momenti in cui siamo convinte di stare con un oracolo. «È ovvio che mi dà fastidio». «Se non ci arriva da solo è inutile che glielo dica io». «Il mio tono di voce è sufficiente».
Attribuire al vostro partner facoltà psichiche è controproducente su tutti i fronti. «Ti porti dentro un’enorme quantità di frustrazione auto-inflitta» scrive il dottor Richard Carlson in Don’t Sweat the Small Stuff in Love. «E non è corretto nei confronti del partner, che non ha possibilità di spiegarsi o di cercare di migliorare la situazione. La responsabilità di gestire la questione è tua. Scegli un momento in cui nessuno dei due sia sulla difensiva, poi introduci l’argomento con gentilezza e rispetto e vedi che succede». Portandovi all’ebollizione rischiate inoltre di trasformare una cosa da nulla in una crisi diplomatica.
«Non lo capisco» lamenta Gemma (la sindrome della sfera di cristallo funziona anche all’incontrario). In questo caso prendetevi un momento per capire da dove nasce il suo punto di vista, che come quello di chiunque altro è influenzato dalla sua storia personale e dal suo modo di vedere il mondo. «Tutti processiamo informazioni in maniera unica. È importante comprendere la realtà del proprio partner per poter comunicare efficacemente» dice il dottor Carlson. «Questo non significa sottostare ai modi di un’altra persona, ma è piuttosto una strada per portare la vostra relazione su un altro livello d’intesa. Ricorda che la tua realtà, il tuo modo di pensare, non è la realtà». Oppure chiedete conferma. Urge smettere di stare sulla difensiva: respiri profondi e mente aperta. «Durante un reale confronto, sentitevi liberi di chiedergli, “Quando tu dici questo, io capisco questo… è corretto? È questo che intendi?”».
Ascoltate, sempre. Il che, come ci ricorda il dottor Carlson, è ben diverso dal sentire: «Ascoltare significa molto di più che l’essere in grado di ripetere ciò che vi è appena stato detto. Significa essere presenti, paziente e aperte».
Se tutto questo non vi ha ancora convinte, potete provare a scrivere una lettera. Carlson ci presenta tutti i vantaggi di questa opzione: «Scrivere vi dà la possibilità di pensare e descrivere accuratamente la vostra posizione senza venire interrotte, mentre il vostro partner potrà rileggerla quante volte è necessario per capire a fondo il vostro punto di vista». Ma attenzione: «Non usate una lettera in sostituzione della comunicazione orale ma per aprire la porta ad un discorso da proseguire faccia a faccia, o per completare un’interazione che state già avendo».
Insomma, i mezzi per iniziare a capirsi davvero esistono, ma dobbiamo avere il coraggio di utilizzarli: oracoli e sibille lasciamoli alla mitologia.