Il secondo elemento su cui cade l’occhio è poi il make up, omogeneo su visi maschili o femminili. Gli elementi pricipali sono: cipria bianca sul viso e spessi strati di rimmel e matita nera intorno agli occhi, che darebbero un’aria aggressiva anche al più tenero dei cagnolini. Per le donne c’è poi il rossetto, rosso scarlatto, blu-viola o addirittura nero.
Il terzo segno identificativo è l’abbigliamento. Anche qui il nero la fa da padrone, ma coinvolto negli accostamenti più improbabili: pantaloni di latex, degni della più spietata drag queen, sono abbinati a giacche di vecchie tute sportive di un innocente azzurrino. Pesanti scarponi chiodati si sposano a t-shirt dai colori pastello, uscite direttamente dal guardaroba di un timido collegiale. Temibili calze a rete spuntano sotto gonnelline a pieghe degne di Candy-Candy.
A questo punto avrete capito di chi stiamo parlando. Si tratta dei famigerati emo, popolazione urbana composta prevalentemente da ragazzi o ragazzini. Li si incontra nelle piazze cittadine nei weekend, e davanti alle loro comitive qualcuno potrebbe credere di essere finito in un film horror o a luci rosse.
Gli emo nascono nell’ambito del movimento punk-rock, espressione di una rabbia universale, di un disagio che si manifesta in modo vistoso e rumoroso. Oggi il movimento ha certamente perso molta della sua carica trasgressiva: infatti si tratta perlopiù di ragazzini di famiglie tranquille, per i quali la trasgressione si riduce al rossetto viola del sabato sera.
Tuttavia, come per tutti i movimenti che coinvolgono giovani e giovanissimi, vale la pena dedicare un minimo di attenzione al fenomeno. Quanto c’è di moda e quanto, invece, di significativo dietro la scelta di unirsi a questa piccola ma numerosa tribù?
Moda sicuramente, certo. Ma quelle che si esprimono con il look emo sono caratteristiche in effetti tipiche della gioventù: fantasia, voglia di mettersi in mostra e di sperimentare modi di apparire diversi da quelli ordinari, che appartengono al mondo degli adulti. Con in più un tocco di cupezza, anche questo tipico dell’adolescenza. E con un richiamo al mondo dell’infanzia, popolato da orchi e draghi, da cui i piccoli soldati emo sono appena usciti e a cui forse sono ancora molto legati.