Ma è realmente così? Davvero la quantità di tempo trascorsa in casa è sinonimo di armonia e felicità?
Certo, si dispone di molto tempo e quel tempo lo si può organizzare come meglio si crede, non ci sono ritmi frenetici, orari da rispettare, o lavoro da portare a casa.
Ma non è la quantità di tempo che trascorriamo in casa e con i nostri figli che ci fa sentire bene: essere presenti sempre non vuol dire “stare” realmente con i figli. La quantità non è sinonimo di qualità.
Quello che manca, in un quadro che per molti sembra perfetto, è la gratificazione che arriva da ciò che è spesso il risultato dei propri sogni, delle proprie aspirazione, dei propri desideri.
Il lavoro gratifica e crea anche le “giuste distanze”. Una donna torna a casa, sicuramente stanca, ma motivata, libera, e con quel desiderio di casa e di famiglia, che spesso, invece, chi vive sempre in casa tende ad atrofizzare, a vivere in maniera automatica, oltre al fatto che una donna, che non lavora, spesso è stanca, demotivata, triste. Da non sottovalutare l’indipendenza economica di una donna che lavora e questo comporta indipendenza di pensiero, di scelte e capacità di dare forma e sostanza alla propria vita.
Una donna non è solo una madre o una moglie. Una donna è il suo orgoglio, la sua dignità, le sue scelte, la sua voglia di mettersi in gioco, la sua passione. Soltanto una cosa rattrista molto: l’equilibrio tra casa e lavoro che spesso le donne non riescono a trovare, perché vittime dei loro sensi di colpa o perché poco sostenute anche dai loro compagni.
Purtroppo noi donne ci amiamo poco, non ci sappiamo prendere cura di noi e alla fine, sembra quasi che questa tanto desiderata carriera, in fondo in fondo, neanche la vogliamo.