E’ qualcosa di più di un semplice funicolo che si taglia al momento del parto. Si tratta del legame più forte che hai con il tuo bambino durante questi nove mesi.
Il cordone ombelicale è la prima “linea diretta” tra te e i tuo figlio; inoltre, per nove mesi, mantiene lo scambio di nutrimento e ossigeno tra voi attraverso la placenta.
E’ presente dal primo momento della gravidanza, quando nell’embrione si formano le cosiddette cellulare bloastodermiche, responsabili della configurazione di tutte le strutture fetali.
In questo modo, il cordone comincia a svilupparsi dalla terza settimana di gestazione.
Una potente pompa attiva 24 ore su 24
Al suo interno, il cordone contiene tre vasi sanguigni: una vena, quella ombelicale, e, su entrambi i lati di questa, due arterie, strutture che nel feto compiono una funzione diverso rispetto a quella degli adulti.
Le arterie degli adulti, infatti, hanno il compito di trasportare il sangue dal cuore e pomparlo ai diversi organi.
Le vene sono quelle che trasportano il sangue venoso, che è ricco di anidrite carbonica, mentre le arterie si occupano di quello ossigenato.
Tuttavia nel caso del cordone ombelicale è diverso: la vena ombelicare è la struttura che apporta il sangue ossigenato dalla placenta al feto, mentre l’arteria porta sangue contenente rifiuti (anidrite carbonica, urea) espulsi dal feto verso la placenta, ossia dopo che il feto ha estratto dal sangue della vena ombelicale l’ossigeno e i nutrienti necessari per il proprio sviluppo.
In media la portata ematica del cordone può arrivare fino a 30 litri giornalieri.
Una sostanza gelatinosa
Il cordone ombelicale contiene una sostanza gelatinosa conosciuta come “Gelatina di Wharton” che ricopre e protegge i tre vasi sanguigni che formano il cordone e che si inseriscono nella placenta della madre.
Tale sostanza protegge i vasi sanguigni da traumi, inoltre, in caso di nodo, impedisce che lo stesso si stringa completamente. Fatta eccezione per questa funzione, non si conosce il ruolo esatto di tale elemento.
Estremamente fluida al principio, la gelatina diventa compatta con il passare dei mesi pur mantenendo una grande elasticità. E’ molto resistente poiché può sopportare trazioni di 5-6 chili di peso, garantendo che i voltaggi di tuo figlio non siano pericolosi.
Inoltre, è molto flessibile per cui è quasi impossibile che la manipolazione effettuata dal bambino, possano danneggiare il cordone stesso.
Più è lungo, meglio sta il bebè
per consentire a tuo figlio di muoversi liberamente immerso nel liquido amniotico, è necessario che il cordone ombelicale sia sufficientemente esteso. La sua lunghezza in genere si colloca tra i 30-40 e i 70-80 centimetri, anche se in alcuni casi, può arrivare a misurare anche un metro.
Il diametro è di 2-2,5 centimetri. Se lo sviluppo del cordone è irregolare, motivo di cui non si conoscono le cause precise, possono verificarsi alcuni problemi. Infatti, se il cordone è troppo corto, durante il travaglio può verificarsi sofferenza fetale e quindi può essere necessario il parto cesareo; in caso rarissimi può verificarsi la rottura del funicolo.
Se, al contrario, il cordone è eccessivamente lungo, esiste la possibilità che si formino veri e propri nodi o giri, non soltanto intorno al collo, bensì anche in altre parti del corpo come le braccia, i piedi o la vita.
Il rischio aumenta se si formano veri e propri nodi nel cordone, che possono stringersi ulteriormente durante il travaglio e causare asfissia fetale.
Non esistono precauzioni per evitare che il cordone sia più o meno lungo, ma non preoccuparti perchè quando sarai in sala parto, l’equipe medica, con l’aiuto delle tecniche più avanzate, evidenzierà e valuterà l’eventualità di tale rischio per prendere le misure più opportune, sulla modalità di espletamento del parto.
Il momento di tagliare
La parte finale del cordone, che aderisce all’addome del bambino, è coperta da alcuni centimetri di pelle più consistente, non così gelatinosa, che sarà il futuro ombelico.
Immediatamente dopo il parto, quando tuo figlio sarà capace di respirare da solo, i vasi sanguigni del cordone si contrarranno e il sangue smetterà di circolare: il cordone perde la sua ragione di esistere. Questo è il momento in cui il medico taglia il cordone dopo averlo preso fra due pinze sterili, vicino al ventre del neonato, proprio all’altezza di quel pezzettino di pelle che misura circa due centimetri.
Questo procedimento è totalmente indolore per il neonato e per te perchè il cordone ombelicale è privo di nervi. Trascorse alcune settimane in cui dovrai seguire le indicazioni igieniche che il tuo medico ti suggerirà per evitare l’infezione, il piccolo pezzetto di cordone si staccherà da solo, senza causare dolore, lasciando al suo posto la cicatrice ombelicale.
Un libro aperto!
Lo studio del cordone ombelicale in gravidanza è una fonte inesauribile di informazioni su come si sviluppa il piccolo.
Le ecografie, per esempio, non studiano soltanto la morfologia del feto, bensì anche lo stato del cordone.
In alcuni casi, quando nelle analisi di routine si distingue una sola arteria ombelicale invece delle solite due, il medico può consigliare la realizzazione preventiva di una amniocentesi.
L’arteria unica è un’anomalia poco frequente, ma deve essere tenuta in considerazione poichè può associarsi ad anomalie cromosomiche.
La diagnosi di arteria ombelicale unica, può essere realizzata con normali ecografie di controllo della gravidanza.
Questa diagnosi implica il fatto che una percentuale dei feti il cuo cordone ha una sola arteria, possa essere portatrice di qualche genere di malformazione o cromosomopatia.
La cosa importante è che quando a un bambino si diagnostica una sola arteria ma nasce sano, non è male effettuare test complementari non invasivi nei primi giorni di vita.
Questa diagnosi non è sinonimo di alterazioni ma il rischio è maggiore rispetto ai bambini che nascono con due arterie.
Gli studi con ultrasuoni e doppler permettono di valutare la condizione della circolazione sanguigna nei vasi del cordone come pure di assicurare che lo scambio tra te e tuo figlio avvenga correttamente.
Il minimo sospetto di anomalie nel flusso sanguigno, che può indicare una crescita intrauterina ritardata in una gravidanza a rischio, spinge ad aumentare i controlli per salvaguardare il corretto sviluppo di tuo figlio.
Dopo il parto vuoi donare il cordone ombelicale?
Il sangue da cordone ombelicale può essere donato ad uso clinico.
Dal 1989, infatti, vengono regolarmente eseguiti trapianti di sangue da cordone ombelicale per trattare bambini affetti da leucemia, anemia o altre patologie del sangue.
Inoltre, il sangue da cordone ombelicale rappresenta un utile strumento per la ricerca: gli scienziati stanno infatti studiando la capacità delle cellule staminali.
IN COSA CONSISTE?
In realtà ciò che si dona non è il cordone ombelicale, ma il sangue in esso contenuto che resta al suo interno dopo la nascita di tuo figlio.
Questo sangue contiene cellule fetali chiamate cellule staminali, specializzate in rinnovamento permanente delle cellule ematiche e con capacità uguale o maggiore, quando sono coltivate, di trattare le stesse malattie di un trapianto di midollo osseo.
Tali cellule staminali sono un’importante risorsa per bambini con tumore ematico, malattie del sangue o alterazioni genetiche e per adulti affetti da infermità del midollo osseo o da altre malattie.
DOVE SI REALIZZA?
Può essere praticata nella maggior parte degli ospedali dove si partorisce, forniti di protocolli di raccolta sistematica. Poi la sacca passa alle banche del sangue del cordone ombelicale, dove si conserva perfettamente catalogata per l’uso successivo.
COME SI FA?
Il sangue si raccoglie una volta nato il bambino e dopo che il cordone sia stato sezionato, si fa una semplice puntura del cordone stesso, mentre la placenta sta uscendo dall’utero.
Questo procedimento dura da 3 a 7 minuti e bob comporta rischi nè per te nè per tuo figlio.
E’ PRATICABILE SEMPRE?
Per essere donatrice è necessario che non siano presenti malattie della madre, del padre e delle rispettive famiglie. Al momento del parto o subito prima, si deve effettuare un’analisi del sangue della madre per escludere malattie che si possono trasmettere per via ematica, inclusi AIDS ed epatite.
Questi sono gli unici requisiti necessari.