La rosolia in gravidanza è una malattia molto pericolosa per il feto. Può infatti causare gravi malformazioni al bambino, aborto spontaneo e morte intrauterina. I rischi sono maggiori durante i primi 3 o 4 mesi di gestazione, però anche una volta superata questa fase, può sempre succedere che il feto venga infettato. Le probabilità comunque in questo caso sono minori.
Causata dal virus del genere Rubivirus, appartenente alla famiglia dei Togaviridae. È tipica dell’infanzia e di solito viene contratta in forma piuttosto lieve, si manifesta con un’eruzione cutanea simile a quella della scarlattina o del morbillo.
Una volta contratta si ottiene l’immunità, oppure è sempre possibile vaccinarsi. Perciò chi desidera un figlio, dovrebbe assicurarsi di aver già contratto l’infezione oppure di richiedere il vaccino prima di iniziare i tentativi per rimanere incinta.
Per verificare se in precedenza si è già contratto o meno il virus, è possibile eseguire un test degli anticorpi da fare in laboratorio, il nome del test è Rubeo test. L’importante è farlo prima del concepimento e la vaccinazione è consigliato farla all’incirca 3 o 6 mesi prima dello stesso.
Rischi della rosolia in gravidanza
Le conseguenze di contrarre la rosolia in gravidanza sono diverse e rappresentano per il bambino un rischio concreto e serio per la sua salute. Occorre perciò adottare le giuste misure di prevenzione, specialmente prima del terzo trimestre, quando i rischi sono seriamente più concreti e frequenti.
Superata una certa fase della gestazione infatti si riducono le possibilità di passare il virus al feto. Il feto non è immune alla rosolia in gravidanza mai, se la mamma non si è adeguatamente protetta in anticipo sviluppando gli anticorpi.
Quando il virus della rosolia attraversa la placenta può provocare seri danni al feto. Arriva attraverso la circolazione sanguigna e a causa della sua capacità rapida di moltiplicarsi all’interno del tessuto embrionale, provoca alterazioni dell’organogenesi e danni cromosomici.
Tra le malformazioni più comuni troviamo infatti i difetti della vista come per esempio la cecità, la cataratta, il glaucoma e la microftalmia. A seguire troviamo la sordità, il ritardo mentale e le malformazioni cardiache. Il virus però può portare anche all’aborto spontaneo e la morte in utero.
Tra le malformazioni cardiache possono presentarsi la stenosi polmonare, il difetto interventricolare e interatriale oppure il dotto arterioso pervio. A rischio anche di danni al fegato e alla milza, oppure la microcefalia. Possono esserci ritardi di accrescimento, alterazioni a livello delle oss oppure disturbi ematologici. Alcuni casi di rosolia in gravidanza hanno dimostrato anche una possibilità che il bambino nasca con serie malformazioni fisiche.
Fino a quando è pericolosa
Vediamo adesso la rosolia in gravidanza fino a quando è pericolosa e in che misure. In base al momento in cui la gestante contrae il virus, cambiano i possibili rischi. Durante le prime 10 settimane infatti il rischio è elevatissimo, si parla di circa il 90% di possibilità di infettare il feto.
Tra la 11esima settimana e la 16esima il rischio per il feto di contrarre la malattia è circa del 60%. Superata la 17esima settimana invece i rischi si riducono notevolmente e la conseguenza maggiore è quella di sordità.
La placenta offre un’azione protettiva superiore dopo il primo trimestre, l’infezione perciò avviene più raramente. Ciò non significa però che ne è totalmente immune.
Vaccino per la rosolia in gravidanza
Il vaccino per la rosolia prima della gravidanza è il miglior metodo per scongiurare qualsiasi rischio, almeno che durante il corso della vita, non si è già contratta l’infezione.
Per scoprirlo perciò occorre eseguire il rubeo test, questo però prima ancora di cercare di rimanere incinte. Può capitare infatti che una donna non si ricordi se l’ha già avuta quando era bambina oppure se ha ricevuto il vaccino. In questo caso occorre eseguire il test di screening.
Consiste in un semplice prelievo del sangue e permette di verificare sia se la donna è immune e qual è il grado di suscettibilità al virus stesso.
Le donne che non sono immuni alla rosolia viene proposto quindi di eseguire il vaccino per ottenere una protezione totale. Se la donna è già incinta l’analisi del sangue è gratuita fino alla 13esima settimana. Viene poi proposto di ripetere l’esame alla 17esima settimana, che è il periodo nel quale i rischi per il feto si abbassano.
In situazioni di rischio il ginecologo consiglia come prevenzione il riposo a letto e una dieta leggera, inoltre possono essere somministrate immunoglobuline specifiche per la rosolia, così da potenziare le difese immunitarie e ridurre il rischio di infezione al feto.
L’unica maniera sicura per difendersi però resta il vaccino che non può essere eseguito durante la gravidanza perché vengono inoculati virus vivi attenuati, i quali stimolano gli anticorpi ma non possono provocare la malattia. Il vaccino va somministrato almeno tre mesi prima dell’imbarazzo, meglio se con un anticipo di sei mesi.